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Per una futura assemblea.

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onie
view post Posted on 19/11/2007, 22:47 by: onie




Per una futura assemblea, sarebbe molto interessante una discussione sulla criminalità organizzata in Italia. Se riuscissimo a chiamare qualcuno che se ne intende (ad esempio, due anni fa, venne un magistrato dell'antimafia) diventerebbe davvero una grande cosa.

Io una proposta ve la faccio:

Vicino al bar c'era un gruppo di ragazze, si stavano organizzando per il Ferragosto. Appena videro arrivare il ragazzo di corsa capirono subito, non avevano confuso il rumore di un'automatica con quello dei petardi.

Tutte si sdraiarono con il viso per terra, temendo di essere viste dal killer e quindi poter diventare dei testimoni. Ma una non abbassò lo sguardo. Una di loro continuò a fissare il killer senza abbassare gli occhi, senza schiacciare il suo seno sul catrame o coprirsi il viso con le mani.

Era una maestra d'asilo di trentacinque anni. La donna testimoniò, fece i riconoscimenti, denunciò l'agguato.

Nella molteplicità di motivi per cui poteva tacere, far finta di nulla, tornare a casa e vivere come sempre c'era la paura, il terrore delle intimidazioni e ancor più il senso dell'inutile, far arrestare un killer, uno dei tanti.

E invece la maestra mondragonese trovò nella cianfrusaglia di ragioni per tacere un'unica motivazione, quella della verità. Una verità che ha il sapore della naturalezza, come un gesto solito, normale, ovvio, necessario come il respiro stesso.

Denunciò senza chiedere nulla in cambio. Non pretese stipendi, scorta, non impose il prezzo alla sua parola. Svelò ciò che aveva visto, descrisse il viso del killer, gli zigomi spigolosi, le sopracciglia folte.

Dopo aver sparato lo scooter fuggì per il paese sbagliando strada più volte, infilandosi in vicoli ciechi, tornando indietro. Piuttosto che killer sembravano turisti schizofrenici.

Al processo scaturito dalle testimonianze della maestra venne condannato all'ergastolo Salvatore Cefariello, ventiquattro anni, killer considerato al soldo dei clan ercolanesi.

Il magistrato che ha raccolto la testimonianza della maestra, la definì "una rosa nel deserto" spuntata in una terra dove la verità è sempre la versione dei potenti, dove viene declinata raramente e pronunciata come merce rara da barattare per qualche profitto.

Eppure questa confessione le ha reso la vita difficile, è come se avesse impigliato un filo in un gancio e l'intera sua esistenza si fosse sfilacciata assieme al procedere della sua coraggiosa testimonianza.

Stava per sposarsi ed è stata lasciata, ha perso il lavoro, è stata trasferita in una località protetta con uno stipendio minimo passatole dallo Stato per sopravvivere, una parte della famiglia si è allontanata da lei e una solitudine abissale le è crollata sulle spalle. Una solitudine che esplode violenta nel quotidiano quando si ha voglia di ballare e non si ha nessuno con cui farlo, cellulari che suonano a vuoto e amici che lentamente si diradano sino a non farsi sentire più.

Non è la confessione in se che fa paura, non è l'aver indicato un killer che genera scandalo. Non è così banale la logica d'omertà. Ciò che rende scandaloso il gesto della giovane maestra è stata la scelta di considerare naturale, istintivo, vitale poter testimoniare.

Possedere questa condotta di vita è come credere realmente che la verità possa esistere e questo in una terra dove verità è ciò che ti fa guadagnare e menzogna ciò che ti fa perdere, diviene una scelta inspiegabile.

Così succede che le persone che ti girano vicino si sentono in difficoltà, si sentono scoperte dallo sguardo di chi ha rinunciato alle regole della vita stessa, che loro invece hanno totalmente accettato.

Hanno accettato senza vergogna, perchè tutto sommato così deve andare, perchè è così che è sempre andato, perchè non si può mutare tutto con le proprie forze e quindi è meglio risparmiarle e mettersi in carreggiata e vivere come è concesso di vivere.


Questo è un passo del romanzo "Gomorra" di Roberto Saviano, scrittore trentenne che vive sotto scorta venitquattrore al giorno per aver scritto quel libro.

Avere un esperto all'asemblea, qualcuno che abbia un esperienza nel campo della lotta alla criminalità o magari (inverosimile!) l'autore stesso, farebbe diventare il progetto un successo.

Ci tengo, magari nel 2008, perchè per l'assemblea più vicina è impossibile organizzare un evento così grande.

saluti..
 
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31 replies since 19/11/2007, 22:47   374 views
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