ForumFree

Dante Alighieri, ricerca

« Older   Newer »
  Share  
SimonayGackt
view post Posted on 11/1/2008, 16:33




Salve! Allora, io posto una ricerca che feci su Dante in prima superiore ... credo che sarà utile a chi vuole sapere grosso modo la vita di Dante, e un riassunto delle sue opere ( è abbastanza corto come testo devo ammetterlo, però è uno spunto utile):

DANTE ALIGHIERI ( 1265- 1321 )
"Dante Alighieri" diminutivo di Durante Alighieri è stato scrittore e politico italiano; è considerato il primo grande poeta della lingua italiana: per questo motivo fu definito "il sommo poeta", persino "il vate" (cioè "il profeta"). Viene anche chiamato “Il Padre della lingua italiana”. Ebbe una vita per molti versi travagliata e morì quando si trovava esiliato dalla sua città natale. Dante è l'autore della Divina Commedia, considerato il capolavoro della letteratura di tutti i tempi.

La vita:
La data di nascita di Dante è sconosciuta, anche se viene in genere indicata come il 1265, da alcune allusioni autobiografiche fatte nella Vita Nova, nell'Inferno (Nel mezzo del cammin di nostra vita, secondo altri passi di sue opere viene indicato con i 35 anni, ed essendo il viaggio immaginario nel 1300 si risalirebbe al 1265) e nel Purgatorio. Alcuni versi del Paradiso ci dicono poi che egli nacque sotto il segno dei Gemelli, quindi in un periodo compreso fra il 21 maggio e il 21 giugno. Nacque comunque nell'importante famiglia fiorentina degli Alighieri, legata alla corrente dei Guelfi, un'alleanza politica coinvolta in una complessa opposizione ai Ghibellini; gli stessi Guelfi che si divisero poi in "Guelfi bianchi" e "Guelfi neri". Dante diceva che la sua famiglia discendesse dagli antichi Romani (Inferno Canto XV, 76). Suo padre, Alaghiero di Bellincione, era un Guelfo, ma non patì vendette dopo che i Ghibellini vinsero la battaglia di Montaperti. Questo perché la sua famiglia non godeva di una particolare popolarità da considerarsi una minaccia. La madre di Dante era Donna Bella degli Abati; "Bella" corrisponde a Gabriella, ma significa anche "bella d'aspetto" mentre Abati era il nome di un'importante famiglia. Gabriella morì quando Dante aveva 5 o 6 anni ed Alighiero presto si risposò con Lapa di Chiarissimo Cialuffi. La donna mise al mondo due bambini: il fratello di Dante, Francesco e sua sorella Gaetana. Quando Dante aveva 12 anni, nel 1277, fu concordato il suo matrimonio con Gemma, figlia di Messer Manetto Donati, che successivamente sposò. Contrarre matrimoni in età così precoce era abbastanza comune ed era una cerimonia importante, che richiedeva atti formali sottoscritti davanti ad un notaio. La famiglia a cui essa apparteneva (i Donati) era una delle più importanti nella Firenze tardo-medievale, che in seguito divenne il punto di riferimento per lo schieramento politico opposto a quello del poeta, i guelfi neri. Dante ebbe parecchi figli con Gemma. Come accade spesso con la gente famosa, molti bambini finsero di essere figli naturali di Dante; tuttavia, è probabile che solo Jacopo, Pietro ed Antonia fossero i suoi reali figli. Dante ebbe una carriera politica di discreta importanza a Firenze: nel 1295 dopo l'entrata in vigore dei regolamenti di Giano della Bella, che escludevano l'antica nobiltà dalla politica, permettendo ai ceti intermedi di ottenere ruoli nella Repubblica, purché iscritti a un'Arte, egli si immatricolò all'Arte dei Medici e Speziali. L'esatta serie dei suoi incarichi politici non è conosciuta, perché i verbali delle assemblee sono andati perduti, comunque attraverso altre fonti si è potuta ricostruire buona parte della sua attività: fu nel Consiglio nel gruppo dei "Savi", che nel dicembre 1296 rinnovarono le norme per l'elezione dei Priori, cioè dei massimi rappresentanti di ciascuna Arte; dal maggio al settembre del 1296 fece parte del Consiglio dei Cento. Fu inviato talvolta come ambasciatore, come nel maggio del 1300 a San Gimignano. Lo stesso anno fu priore dal 15 giugno al 15 agosto. Nonostante l'appartenenza al partito guelfo, egli cercò sempre di opporsi agli influssi del suo acerrimo “nemico” Papa Bonifacio VIII. Con l'arrivo del cardinale Matteo d'Acquasparta, inviato come paciere, Dante cercò, riuscendo nella sua impresa, di ostacolare il suo operato e era in carica durante il difficile momento quando il cardinale mosse un esercito da Lucca contro Firenze, venendo però bloccato ai confini dello stato fiorentino. Con l'invio di Carlo di Valois a Firenze, mandato dal papa come teorico "paciere" ma in realtà con lo scopo di conquistare il potere politico di Firenze, la Repubblica spedì a Roma un'ambasceria con Dante stesso, accompagnato da Maso Minerbetti e il Corazza da Signa. Dante si trovava a Roma, trattenuto da Bonifacio, quando Carlo di Valois, al primo pretesto, “riordinò” la pace a Firenze, uccidendo o esiliando tutti i guelfi Bianchi. Dante fu così raggiunto dal provvedimento di esilio a Roma, e non rivide mai più Firenze. Durante l'esilio, Dante fu ospite di varie corti e famiglie dell'Italia centro-settentrionale, fra cui i ghibellini Ordelaffi, signori di Forlì, dove probabilmente si trovava quando Enrico VII entrò in Italia. In particolare, falliti i tentati colpi di mano del 1302, in qualità di capitano dell'esercito degli esuli, organizzò, insieme a Scarpetta degli Ordelaffi, capo del partito ghibellino e signore di Forlì, un nuovo tentativo di rientrare in Firenze. L'impresa, però, fu sfortunata: il podestà di Firenze, un altro forlivese e nemico degli Ordelaffi, riuscì ad avere la meglio nella battaglia di Castel Puliciano. Dopo ciò, Dante, deluso, anche se tornò a Forlì ancora nel 1310-1311 e decise di fare "parte per se stesso" e di non contare più sull'appoggio dei ghibellini per rientrare nella sua città. Morì il 14 settembre del 1321 a Ravenna, di ritorno da un'ambasceria a Venezia, allora in attrito con Ravenna ed in alleanza con Forlì: gli storici pensano che sia stato scelto Dante per quella missione, in quanto amico degli Ordelaffi, signori di Forlì, e quindi in grado di trovare meglio una via per far cessare le divergenze.


Opere :
“Vita nova” o “Vita Nuova”, può essere considerata il racconto di una vicenda autobiografica resa come exemplum. Narra la vita spirituale di Dante ed è strutturata in quarantadue capitoli in prosa collegati in una storia omogenea che spiega una serie di poesie composte in tempi differenti. L'opera è consacrata all'amore per Beatrice. La composizione delle rime si può far risalire, secondo la cronologia che Dante fornisce, tra il 1283 come risulta dal sonetto A ciascun alma presa e dopo il giugno del 1291, anniversario della morte di Beatrice. Quest'opera ebbe una particolare fortuna negli Stati Uniti, dove fu tradotta dal grande filosofo e letterato Ralph Waldo Emerson.
“Le rime”: La prima esperienza di Dante si deve far risalire alle Rime, una cinquantina di componimenti di attribuzione certa, oltre a quelli contenuti nella "Vita Nuova" e nel "Convivio", che non possiedono una struttura organica e che pertanto non possono essere accolte sotto il nome di Canzoniere. Le rime, che accompagnano la maturazione e la produzione del poeta fino a quando egli si dedicò completamente alla Commedia, furono ordinate a posteriori dagli studiosi secondo un criterio cronologico che si rifà a diversi nuclei tematici.
La Comedìa ( titolo originale dell'opera ) è il capolavoro del poeta fiorentino ed è considerata la più importante testimonianza letteraria della civiltà medievale nonché una delle più grandi opere della letteratura universale. Il poema, diviso in tre libri dette cantiche, tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà, ben lontana dalla pedante poesia didattica medievale, ma piena di una spiritualità cristiana nuova che si mescola alla passione politica e agli interessi letterari del Nostro. Si narra di un viaggio immaginario nei tre regni dell'aldilà, nei quali si proiettano il bene e il male del mondo terreno, compiuto dal poeta stesso, quale "simbolo" dell'umanità, sotto la guida della ragione e della fede. Il percorso tortuoso e arduo di Dante, il cui linguaggio diventa sempre più complesso quanto più egli sale verso il Paradiso, rappresenta, sotto forma di Didascalie e Allegorie , anche il difficile processo di maturazione linguistica del volgare illustre, che si emancipa dai confini angusti entro i quali lo aveva rinchiuso il pregiudizio scolastico medievale.Dante iniziò a lavorare all'opera intorno al 1300 (il primo anno giubilare) e la completò nel restante arco della propria vita, pubblicando le cantiche man mano che le completava.
“Convivio” (1304-1307), dal latino Convivium, ovvero banchetto di sapienza. È la prima delle opere di Dante scritta subito dopo il forzato allontanamento di Firenze. È un prosimetro (alterna poesia alla prosa ) che tratta dell'amore e del sapere. È scritta in volgare per essere appunto capita da chi non ha avuto la possibilità in precedenza di conoscere la scienza. L'inizio o incipit del Convivio fa capire chiaramente che l'autore è un grande conoscitore e seguace di Aristotele; questi, infatti, viene citato con il termine "Lo Filosofo".
Il “De vulgari eloquentia” è un trattato di linguistica in lingua latina scritto da Dante Alighieri tra il 1303 e il 1304. Composto da un primo libro intero e da 14 capitoli del secondo libro, era inizialmente destinato a comprendere quattro libri. Pur affrontando il tema della lingua volgare, fu scritto in latino perché gli interlocutori a cui Dante si rivolse appartenevano all'élite culturale del tempo, che forte della tradizione della letteratura classica riteneva il latino senz'altro superiore a qualsiasi volgare, ma anche per conferire alla lingua volgare una maggior dignità: il latino era infatti usato soltanto per scrivere di legge, religione e trattati internazionali, cioè argomenti della massima importanza. Dante si lanciò in una appassionata difesa del volgare, dicendo che meritava di diventare una lingua illustre in grado di competere se non uguagliare la lingua di Virgilio, sostenendo però che per avere i numeri giusti per diventare una lingua in grado di trattare argomenti importanti doveva essere illustre , cardinale, aulica e curiale , termini con i quali intendeva l'assoluta dignità del volgare anche come lingua letteraria, non più come lingua esclusivamente popolare.

“De Monarchia” è un’opera è divisa in tre libri. Nel primo Dante afferma la necessità di un Impero universale e autonomo, e riconosce questo impero come unica forma di governo capace di garantire unità e pace. Nel secondo riconosce la legittimità del diritto dall'impero da parte dei Romani. Nel terzo libro Dante dimostra che l'autorità del monarca è una volontà divina, e quindi dipende da Dio.




^^
 
Top
0 replies since 11/1/2008, 16:33   79 views
  Share