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la costituzione..composizione e voto..

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kikkina24
view post Posted on 29/1/2008, 21:48




LA COSTITUZIONE
Il 27 dicembre 1947, è nata la nostra Costituzione e con lei la nostra identità di popolo e i principi fondamentali della Costituzione sono ancora validi.
In 139 articoli la Costituzione racconta chi siamo, da dove vengono i nostri valori e dove ci porteranno i nostri ideali.
E' un testo chiaro, moderno, che va direttamente al cuore dei problemi, con un linguaggio ancora comprensibile 60 anni dopo".
La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano. Fu approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, il 27 dicembre 1947. Fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947. È entrata in vigore il 1° gennaio 1948, firmata da Enrico De Nicola, allora Capo provvisorio dello Stato, e oggi festeggia 60 anni.
Essa è

1. Votata: votata da un’assemblea democraticamente eletta dal popolo.
2. Compromissoria: perché alla sua formazione hanno collaborato forze politiche differenti, ma tutte unanimi nel ricercare un patto democratico a tutela dei diritti umani.
3. Lunga: non si limita a disporre l’organizzazione dello Stato e a garantire libertà civili e politiche ma riconosce altri diritti riguardo ai rapporti etici, sociali ed economici.
4. Rigida: le norme costituzionali non possono essere cambiate da leggi ordinarie ma solo da leggi di revisione costituzionale.
5. Democratica: perché il popolo partecipa alla vita dello Stato e esercita la sovranità.
6. Programmatica: perché consiste in un programma che le forze politiche hanno il compito di attuare in modo da farne una costituzione sostanziale.

Essa inoltre sancisce e garantisce i seguenti diritti:
· il diritto di tutti i cittadini al lavoro e a essere liberi dallo sfruttamento e dalla disoccupazione
· il diritto dei contadini alla terra e all'eliminazione delle alte imposte, della mezzadria, della minaccia di sfratto e dello sfruttamento
· il diritto di tutto il popolo all'istruzione pubblica, gratuita e scientifica
· il diritto di ogni malato all'assistenza medica e ospedaliera gratuita
il diritto all'educazione fisica, allo sport e alla ricreazione
· il diritto dei lavoratori al riposo e alle ferie retribuite
· il diritto di ricevere assistenza e previdenza sociale per la vecchiaia, la malattia o l'infortunio
· il diritto della donna lavoratrice alla licenza retribuita per la maternità
· il diritto della donna alla parità salariale e alla parità civile, politica, sociale e nell'ambito della famiglia
· il diritto di tutti i cittadini, indipendentemente dal colore della pelle o dall'origine nazionale, alla piena uguaglianza sotto ogni aspetto, a vivere e a svilupparsi degnamente, liberi da qualsiasi forma umiliante e oppressiva di discriminazione
· il diritto dei cittadini di organizzarsi nei sindacati e in altre associazioni di massa e sociali

Il diritto di voto in Italia:
Il percorso del suffragio in Italia è lungo e tortuoso, e temporalmente parte da quando l'Italia non era ancora uno stato unitario.
1848 Legge 680\1848 (elettorale piemontese su criteri censitari). fu riconosciuto potere di voto agli uomini maggiori di 25 anni che sapessero leggere e scrivere e pagassero almeno 40 lire di imposte. Numericamente questo portava il 2% della popolazione italiana alle urne.
1882 Parziale allargamento dei criteri per l'attribuzione del diritto al voto.
1912 La legge promulgata da Giovanni Giolitti assegna un suffragio quasi universale per gli uomini, questa legge prevedeva infatti che tutti gli uomini capaci di leggere e scrivere con almeno 20 anni potessero votare, mentre gli analfabeti potevano votare a partire dai 30 anni.
1918 Viene modificata la legge precedente: possono votare tutti i cittadini maschi di almeno 20 anni di età, viene quindi abolita la distinzione per gli analfabeti
1946 Voto universale per uomini e donne, che abbiano compiuto la maggiore età (inizialmente i 21 anni e successivamente i 18 anni). La prima occasione di voto sono le ormai celeberrime elezioni del giugno 1946, atte a scegliere la Monarchia o la Repubblica e ad eleggere l'Assemblea costituente

Una costituzione può esser tale che nessuno sia costretto a fare le cose alle quali la legge non lo obbliga, e a non fare quello che la legge permette.
Lo Stato italiano nasce, da un punto di vista istituzionale, con la legge del 17 marzo 1861 che attribuisce a Vittorio Emanuele II, «Re di Sardegna», e ai suoi successori, il titolo di «Re d'Italia». È la nascita giuridica di uno Stato italiano. La continuità tra il Regno di Sardegna e quello d'Italia è normalmente sostenuta in base all'estensione dell'applicazione della sua legge fondamentale, lo Statuto albertino concesso da Carlo Alberto di Savoia nel 1848 tutti i territori del regno d'Italia progressivamente annessi al regno sabaudo nel corso delle guerre d'indipendenza. Lo Statuto albertino fu simile alle altre costituzioni rivoluzionarie vigenti nel 1848 e rese l'Italia una monarchia costituzionale, con concessioni di poteri al popolo su base rappresentativa.
Il primo Parlamento dello Stato unitario, in principio del 1861, si compose con un suffragio elettorale ristretto al 2% della popolazione; nel 1882 il diritto di voto fu portato al 7% della popolazione, con riforme nel 1912 e 1918 il diritto fu esteso fino a una forma di suffragio universale maschile.
A causa della mancanza di rigidità dello Statuto, col giungere del fascismo lo Stato fu deviato verso un regime autoritario dove le forme di libertà pubblica fin qui garantite vennero stravolte: le opposizioni vennero bloccate o eliminate, la Camera dei Deputati fu abolita e sostituita dalla «Camera dei fasci e delle corporazioni», il diritto di voto fu cancellato; diritti, come quello di riunione e di libertà di stampa, furono piegati in garanzia dello Stato fascista, mentre il partito unico fascista non funzionò come strumento di partecipazione, ma come strumento di intruppamento della società civile e di mobilitazione politica pilotata dall'alto. Tuttavia lo Statuto albertino, nonostante le modifiche, non fu formalmente abolito.
I rapporti con la Chiesa cattolica vennero rinsaldati tramite i Patti lateranensi, che ristabilirono ampie relazioni politico-diplomatiche tra la Santa Sede e lo Stato italiano.
Nel 1943, verso la fine della seconda guerra mondiale, Benito Mussolini perse il potere, il re Vittorio Emanuele III nominò il maresciallo Pietro Badoglio per presiedere un governo che ripristinò in parte le libertà dello statuto ; iniziò così il cosiddetto «regime transitorio», di cinque anni, che terminò con l'entrata in vigore della nuova Costituzione e le successive elezioni politiche dell'aprile 1948, le prime della storia repubblicana. Ricomparvero quindi i partiti antifascisti costretti alla clandestinità, riuniti nel Comitato di liberazione nazionale , decisi a modificare radicalmente le istituzioni per fondare uno Stato democratico.
Con il progredire e il delinearsi della situazione, con i partiti antifascisti che iniziavano ad entrare nel governo, non fu possibile al re di riproporre uno Statuto albertino eventualmente modificato e la stessa monarchia, giudicata compromessa con il precedente regime, era messa in discussione. La divergenza, in clima ancora bellico, trovò una soluzione temporanea, una «tregua istituzionale», in cui si stabiliva: la necessità di trasferire i poteri del re al figlio (ci fu un proclama del re il 12 aprile 1944), il quale doveva assumere la carica provvisoria di luogotenente del regno, mettendo da parte temporaneamente la questione istituzionale; quindi la convocazione di una Assemblea Costituente incaricata di scrivere una nuova carta costituzionale, eletta a suffragio universale (giugno 1944). Fu poi esteso il diritto di voto alle donne (febbraio 1945) e, ormai raggiunto il silenzio delle armi, fu indetto il referendum per la scelta fra repubblica e monarchia (marzo 1946).
Dopo i sei anni della seconda guerra mondiale e i venti anni della dittatura, il 2 giugno 1946 si svolsero contemporaneamente il referendum istituzionale e l'elezione dell'Assemblea Costituente, con la partecipazione dell'89% degli aventi diritto. Il 54% dei voti fu per lo stato repubblicano, superando di 2 milioni i voti a favore dei monarchici. La Costituzione è stata redatta da 75 dei 556 Deputati appositamente eletti per formare l' Assemblea Costituente, con voto del 2 giugno 1946. I Deputati “legislatori” furono scelti fra tutti i gruppi parlamentari dell'Assemblea, che era composta dai seguenti partiti: Democrazia Cristiana (207 seggi), Partito Comunista Italiano (104), Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria ( o PSIUP, poi PSI, 115), Unione Democratica Nazionale ( UDN, poi Partito liberale, 41), Partito Repubblicano (23), Partito d' Azione (7; sciolto poco dopo). Altri partiti minori ebbero complessivamente 13 seggi.
Le donne Deputate erano 21 in tutto che per la prima volta nella storia italiana avevano avuto il diritto al voto e alla eleggibilità.
In sintesi, il quadro che si delineò fu il seguente:
· Democrazia cristiana: 35.1% dei voti e 207 seggi, era la maggior forza politica;
· Partito comunista: 18.9% dei voti 104 seggi;
· Partito socialista: 20.7% dei voti e 115 seggi.


Dopo aver adottato la Costituzione, il 22 dicembre con 453 voti e 62 contro, la Costituzione entra in vigore il primo gennaio 1948.
:woot: :lol: ...ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!
kikkina24..!!!
 
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onie
view post Posted on 29/1/2008, 22:08




Wow.
Se molta gente non credesse che la costituzione si trova nei pacchetti della eco Lucart,sarebbe una bella cosa.
 
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1 replies since 29/1/2008, 21:48   97 views
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