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relazioni per genesio.. bleah, filosofia e storia

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ti_frugo_nel_frigo
view post Posted on 29/3/2008, 20:12




mi accodi ai miei predecessori e cerco di essere utile a qualcuno

relazione su "homo videns" di sartori.. è andatas molto bene.. dunque se volete spunti...
“Tutto il sapere dell'homo sapiens si sviluppa nella sfera di un mundus intelligibilis (di concetti e concepimenti mentali) che non è in alcun modo il mundus sensibilis, il mondo percepito dai nostri sensi. Ed è questo il punto: che la televisione inverte il progredire da sensibile all'intelligibile e lo rovescia nell'ictu oculi, in un ritorno al puro e semplice vedere. La televisione produce immagine e cancella concetti;ma così atrofizza la nostra capacità astraente e con essa tutta la nostra capacità di capire” Ed è questo che Sartori, in Homo Videns, cerca di mettere a fuoco. Se l’homo sapiens è colui che ha capacità d’astrazione e che quindi sviluppa la sua formazione a partire dalla cultura scritta, l’homo videns di Sartori è colui che, cresciuto a pane e televisione, non sviluppa la capacità astrattiva e basa il proprio apprendimento esclusivamente sul potere dell’immagine. L' essere umano, differente dall'animale solo per la sua capacità di astrazione, è anche un animal symbolicum poiché non vive soltanto in un universo puramente fisico ma in una realtà che è frutto di una fusione tra arte, mito, religione e tanto altro ancora; al contempo però è anche un animal loquar poiché attraverso gesti e suoni riesce a trasmettere ai suoi simili pensieri elaborati. Con l'avvento della televisione tuttavia l'uomo sta pian piano perdendo tutte le qualità che lo distinguevano dagli altri animali: infatti la televisione fornisce attraverso le immagini un sapere sterile che l'homo videns riceve passivo, una nuova realtà dove le immagini piatte e mute prevalgono sulle parole. L'homo sapiens in questo modo perde la sua capacità di astrazione poiché molti concetti astratti non sono traducibili in immagini se non in forma di un “surrogato infedele e impoverito del concetto che cercano di visibilizzare” e quindi l'homo videns riceve solo distorsioni dei concetti. Le immagini forniscono solo un'anticipazione del sapere, rendono giustizia solo in modo parziale all'essenza di ciò che rappresentano, con le immagini viene perso il vero concetto delle cose e purtroppo penso che nessun homo videns abbia intenzione di seguire le orme di Socrate nella sua ricerca dell'essenza delle cose. La televisione è solo in apparenza un mezzo di supporto conoscitivo, in realtà è un mezzo sostitutivo che ribalta integralmente il rapporto tra l'atto di capire e quello di vedere, perchè i fatti che prima venivano narrati ora vengono mostrati, affidandone la spiegazione alla loro visibilità e ciò apporta ad un impoverimento del sapere. La televisione nutre l'homo ludens: con la televisione l'uomo medio stacca la spina dalla realtà e si lascia cullare da notizie insignificanti e false verità, ciò non sarebbe così nocivo se le persone non passassero così tanto tempo davanti allo schermo da non avere più tempo per informarsi in altro modo, quindi si limitano a servirsi dell'apparente sapere televisivo. A mio parere forse l'unica soluzione per salvarsi dal progressivo imbestialimento dell' homo sapiens è spegnere la televisione e chiedersi nuovamente dopo quasi 2500 anni: <<τί εστί?>>


relazione su "il palazzo della memoria di matteo ricci" anche questa è garbata...
Nella sua opera Spence descrive la vita e il pensiero di Matteo Ricci. Egli è un missionario gesuita italiano vissuto verso la fine del '500. Ricci ha passato gran parte della sua vita in Cina, a Goa per diffondere la fede cristiana. Per raggiungere tale obbiettivo utilizza un peculiare metodo da lui elaborato fondato sulla mnemotecnica: la costruzione dei palazzi della memoria, da cui il libro prende il nome. Il palazzo della memoria è una costruzione mentale il cui fine concreto << era l'organizzazione di spazi capaci di immagazzinare gli infiniti concetti costituenti l'insieme delle conoscenze umane>>. Il palazzo della memoria poteva avere diversa forma e ampiezza a seconda della portata dei contenuti che il creatore voleva porci all'interno. Ricci sperava che, insegnando ai cinesi la mnemotecnica, questi ultimi, incuriositi, avrebbero chiesto di più sulla religione che permetteva tali meraviglie La massima espressione del suo lavoro sono “I giardini d'inchiostro” una pubblicazione destinata a Cheng Dayue nella quale Ricci rielabora e traduce in cinese alcuni testi sacri cristiani avvalorandoli con illustrazioni create in modo tale che, una volta guardate, il lettore capisse già il contenuto dello scritto grazie alla mnemotecnica. Ed è proprio da queste illustrazioni che Spence prende spunto per scrivere il suo libro. Infatti Spence non si limita a parlare della figura di Ricci ma partendo dalle sue azioni e dalle sue illustrazioni prende spunto per proporci un quadro generale della situazione storica, politica e sociale del tempo. Spence affronta la questione delle varie religioni e delle eresie, ci parla delle guerre del tempo, raffrontando le azioni belliche europee con quelle cinesi, dedica un ampio spazio alla delicata questione della corruzione papale,le, censure sul sesso effettuate dalla chiesa e tanto altro ancora. Riporterò un esempio per entrare più nello specifico e per far chiarezza sulla genialità del metodo di Spence. Il terzo capitolo si apre con l'immagine creata da Ricci dell'apostolo Pietro che si dibatte tra le acque del mar di Galilea, Spence approfitta di questa immagine per descriverci le rotte marittime del '500, la tipologia delle navi e più in generale dei viaggi, i pericoli cui si andava incontro e le condizioni in cui si viaggiava; Spence raffronta i viaggi per mare, specialmente quelli dall'Europa all'Asia, con i viaggi lungo i fiumi cinesi per brevi ma pericolosi spostamenti.
O ancora, per esempio, nel secondo capitolo, prendendo spunto da un ideogramma cinese rappresentante due guerrieri l''autore spazia dalle guerre intestine dell'infanzia di Ricci a Macerata, alle guerre sante contro gli infedeli, fino al disprezzo che i cinesi avevano per i guerrieri poiché avevano abbandonato la letteratura per un'arte manuale. In definitiva Spence utilizza Ricci come perno per poter parlare di argomenti più ampi. Ed è proprio in ciò che sta l'abilità dell'autore: egli riesce a intrecciare situazioni moderne e non, discussioni politiche e culturali, descrizioni etnologiche e di argomento prettamente pratico fra di loro sempre stando attento però a non allontanarsi dall'esperienza di Ricci in modo tale che questi excursus non siano dispersivi o noiosi.
É incredibile come Spence riesca con apparente semplicità e fluidità a ricondurre la vastità del contesto cinquecentesco alla modesta esperienza di vita di Ricci e viceversa. In definitiva l'opera è un frizzante mix di storia e cultura privata e generale con un sapore tutto originale e mai ripetitivo.
 
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